– Facilità di adattamento a situazioni in evoluzione
In un ambito industriale, questo si può tradurre con due termini: modularità e flessibilità. Un buon sistema di nastri trasportatori è quanto più possibile costituito da blocchi distinti, che è possibile riarrangiare, spostare e affiancare ad altri nuovi mantenendo il funzionamento globale del sistema, e non è rigido e chiuso e incapace di essere alterato. Inoltre è strutturato e dimensionato in modo da poter accogliere anche un carico di lavoro aumentato rispetto all’attuale senza richiedere per questo una ristrutturazione generale.
– Sicurezza
I sistemi di nastri migliori contengono già al loro interno dei sistemi e dei blocchi di sicurezza; in altri casi, è necessario integrarli separatamente. In ogni caso, l’investimento nella sicurezza non è mai sprecato. Fa parte di questa considerazione anche tutto il discorso sull’ergonomia, ossia sull’adattamento del percorso e della struttura dei nastri alle esigenze fisiche degli operatori umani, per rendere il lavoro più comodo, più efficiente e, ancora, più sicuro.
– Affidabilità
L’innovazione tecnologica, in questo campo, ha un peso relativo; il margine di miglioramento è basso, mentre i danni da malfunzionamento sono molto elevati, come la possibilità di bloccare un intero stabilimento. Conviene focalizzarsi su modelli e sistemi che hanno resistito alla prova del tempo e si sono conquistati una buona fama. È inoltre molto importante assicurarsi che in caso di guasto – un’eventualità ragionevolissima, parlando di macchine – le riparazioni, così come in realtà la manutenzione ordinaria, siano semplici e soprattutto rapide.
– Efficienza energetica
Le occasioni di risparmiare energia, o quantomeno di non sprecarla, sono ovunque, e i nastri trasportatori non fanno eccezione. Ad esempio, un sistema di motori distribuito, e non centralizzato, può permettere di mettere in stand-by intere sezioni dell’impianto quando non vengono utilizzate, costituendo già uno spreco evitato.
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